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© foto Richard Khoury .
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CORRISPONDENZE - La verità dietro le forme


Ideazione e testi a cura di Carla Stella
con Carla Stella Giancarlo Previati
immagini e suoni Riccardo De Cal



Lo spettacolo che viene presentato questa sera ruota attorno alla poetica simbolista che ha influenzato molti artisti, soprattutto francesi, tra la fine dell'800 e i primi del '900, codificando un linguaggio dove la parola assume una funzione rivelatrice e dove l'artista, nel nostro caso il poeta, scova e porta alla luce lo scrigno prezioso dell'universo simbolico.

Il racconto si snoda lungo l'asse tematico della “foresta dei simboli”, partendo quindi dalla fonte della poesia simbolista per eccellenza, Corrispondenze di Charles Baudelaire, per aprirsi e disvelare l'anima segreta della cose in un intreccio armonioso di analogie, stati d'animo, sensazioni visive e olfattive, che in un crescendo continuo di sinestesie portano l'artista ad una percezione dilatata della realtà: “La Natura è un tempio dove incerte parole/mormorano pilastri che sono vivi/, una foresta di simboli che l'uomo/ attraversa nei raggi dei loro sguardi familiari” (Correspondances Trad di G. Raboni).

L'itinerario, tracciato seguendo il filo del ricordo di una narrazione in cui confluisce gran parte della simbologia simbolista, sognante, paradisiaca, delirante, intrisa di dolce e sfibrante bellezza, si raccoglie e si apre su alcune figure artistiche che hanno illuminato il suo percorso poetico: André Gide, Stephane Mallarmé, Arthur Rimbaud, Joris-Karl Huysmans, Edgar Allan Poe, quest'ultimo qui ricordato per alcuni splendidi testi poetici tradotti da Baudelaire e Mallarmé.

Ed ecco allora volteggiare l'aquila gidiana del Prometeo male incatenato, simbolo dell'uomo che nutre la propria aquila (la coscienza) fino a farla morire per poi cibarsi dei suoi resti. Finale ambiguo, che riflette per Gide una verità sempre deformata.

Per poi “specchiarsi” nei versi di Mallarmé, di Rimbaud, il poeta-veggente: “...in un granaio, in cui fui rinchiuso a dodici anni, ho conosciuto il mondo, ho illustrato la commedia umana: in una cantina ho imparato la storia...; per lasciarsi quindi rinchiudere nel rifugio dorato di Huysmans ed avvolgere dalle stoffe, dai profumi esotici, circondati da piante rarissime, precipitati in un sogno, travolti dai sensi e da un assordante immaginario... fino a giungere con Edgar Allan Poe alla Terra di sogno (Dream Land – 1844), versi che in qualche modo anticipano la futura trama simbolista legata soprattutto al decadentismo.

La rappresentazione conclude il ciclo perfetto della sua “tenebrosa e profonda unità”, tenuta insieme dalla infinite radici che affondano nel terreno oscuro del reale, del sogno, del ricordo, dove anche gli oggetti diventano dei “portatori d'anima”, con una delle figure più emblematiche della mitologia antica, innalzato a simbolo del valore della bellezza, Narciso, ricordato da Gide nel Trattato, un mito che riscopre il mondo dentro uno specchio d'acqua dove anche “il Poeta devoto si curva sui simboli e tacito scende nel cuore delle cose”.

Poi, tutto viene avvolto dalla fitta ragnatela della “verità dietro le forme”, corrispondenze che scorrono sotterranee e vitali in ogni visione poetica che si schiude.

Testi scelti e curati da Carla Stella


La Natura è un tempio dove incerte parole
mormorano pilastri che sono vivi,
una foresta di simboli che l'uomo
attraversa nei raggi dei loro sguardi familiari.

Come echi che a lungo e da lontano
tendono a un'unità profonda e buia
grande come le tenebre o la luce
i suoni rispondono ai colori, i colori ai profumi.

Profumi freschi come la pelle d'un bambino
vellutati come l'oboe e verdi come i prati,
altri d'una corrotta, trionfante ricchezza

che tende a propagarsi senza fine- così
l'ambra e il muschio, l'incenso e il benzoino
a commentare le dolcezze estreme dello spirito e dei sensi.

Trad. Giovanni Raboni